Il variegato mondo dl lavoro con le sue norme in costante evoluzione. Obiettivo primario è, o perlomeno dovrebbe essere, quello di favorire l’ingresso, e la ricollocazione, nel mondo del lavoro.
Quando a luglio scorso l’ISTAT ha diramato i numeri inerenti il mercato del lavoro sono emersi due dati in controtendenza rispetto al passato, recente e non: “Da un lato gli occupati over 50 che, per la prima volta, superano quota 10 milioni; dall’altro il tasso di occupazione del Mezzogiorno che oltrepassa la soglia simbolica del 50 per cento mai raggiunta dall’inizio delle serie storiche nel 2004“, (today.it)

Numeri che soltanto apparentemente, però, paiono disegnare un quadro positivo poiché all’interno di quei numeri continuano a sussistere elementi contraddittori che connotano la situazione del lavoro in Italia come ancora decisamente complessa. E di lavoro in Italia si continua a morire, così come in Italia, quotidianamente, il lavoro, viene meno. Ed allora occorre operare in emergenza.
L’emergenza ha un nome ben preciso: Naspi INPS. Si tratta di una misura molto importante poiché rappresenta l’indennità di disoccupazione che l’INPS eroga a coloro che hanno perso involontariamente il lavoro. La Naspi INPS è un sussidio che tiene conto degli ultimi 4 anni lavorativi, in funzione sia del calcolo dell’importo dell’indennità, sia per determinarne la durata.
“L’assegno corrisponde al 75% dello stipendio medio percepito negli ultimi quattro anni e ha una durata massima di 24 mesi, poiché viene riconosciuto per un periodo pari alla metà delle settimane lavorative effettivamente svolte negli ultimi quattro anni“. La durata della misura, 24 mesi, è ora sotto accusa.
“Fatta la legge trovato l’inganno“, cambia la Naspi
Una volta insediato il governo Meloni ha subito messo mano, e cancellato, il Reddito di Cittadinanza, sussidio concepito e voluto dal Movimento 5 Stelle, che garantiva un contributo mensile a chi non lavorava, in ottemperanza, però, a determinati requisiti legati al reddito, al patrimonio ed all’ ISEE. L’accusa mossa alla misura pentastellata era che favoriva la carenza di manodopera.

Al suo posto è staro lanciato l’Assegno di inclusione che esclude a priori le fasce di età ritenute occupabili, ovvero quelle dai 18 ai 59 anni. Anche questa soluzione, però, non ha eliminato il problema della carenza di manodopera. Ecco quindi che la soluzione potrebbe trovarsi in una modifica sostanziale della Naspi INPS.
Secondo il parere di alcuni imprenditori, infatti, la durata di 24 mesi della misura appare eccessiva poiché favorirebbe chi preferisce percepire il supporto economico piuttosto che cercare nuove opportunità lavorative. E’ bene comunque ricordare come, dopo i primi sei mesi, l’importo della Naspi INPS inizi a scendere del 3% ogni mese.
Questo meccanismo automatico non rende pertanto granché vantaggioso il restare inoperosi. Sotto esame anche la richiesta di Naspi anticipata per coloro che intendono avviare un’attività autonoma. In questo caso il noto adagio: “fatta la legge, trovato l’inganno“, ha una sua ragion d’essere poiché non sono stati rari i casi degli immancabili ‘furbetti’, coloro, cioè, che hanno aperto la Partita Iva senza avere alcun progetto imprenditoriale da avviare. La sfida continua…