Tutti si chiedono che fine faccia il cibo preparato a ”È Sempre Mezzogiorno”: ecco la verità.
Pensavate fosse solo uno show di cucina? In realtà “È sempre mezzogiorno” è un piccolo universo dove si mescolano spettacolo, tempi televisivi e la curiosità più umana di tutte: “che ne sarà di tutte quelle bontà?”. Domanda legittima, soprattutto perché sul web se ne parla da tempo, tra dibattiti accesi e, in passato, qualche polemica.
E allora, ecco qui la verità sul cibo preparato in trasmissione. A telecamere spente, ecco dove finisce davvero.
Partiamo dai fatti. Stiamo parlando di un set televisivo, non di un ristorante. I ritmi sono quelli della TV: alcuni piatti verrebbero preparati in anticipo, i tempi di realizzazione potrebbero variare in base alle esigenze di ripresa, e non tutto quello che vediamo nascere sotto le luci di studio è pensato per finire subito in tavola.
La domanda resta: si può distribuire liberamente quel cibo? Qui entra in gioco la parte tecnica: oggi i regolamenti su preparazione e conservazione sarebbero sempre più rigidi, e chi lavora negli studi lo sa bene. Risultato? In un set del genere non è possibile vendere, donare o somministrare il cibo a piacimento. Se non si può vendere o donare, allora che succede? Ci sono “voci di corridoio”? Sì, ma con basi solide. Le “regole del gioco” dicono che va rispettata la sicurezza alimentare, e che il contesto resta quello di uno studio TV.
Le indiscrezioni di chi bazzica dietro le quinte raccontano un retroscena tanto pratico quanto rassicurante: il cibo non verrebbe sprecato. Anzi, si sarebbe trovata una soluzione ottimale che mette d’accordo tutti. Come? Semplice: alla fine delle riprese, i piatti verrebbero conservati direttamente dallo chef che li ha cucinati, che potrebbe portarli con sé, oppure verrebbero condivisi a cena dall’intero gruppo che ha lavorato alla puntata. Una scena che molti immaginano: sorrisi, assaggi, commenti e quella soddisfazione da “missione compiuta”.
E non è finita. Anche gli alimenti non utilizzati, quelli rimasti integri nella loro confezione originale, verrebbero riutilizzati per creare nuove pietanze nelle puntate successive o destinati all’uso privato di qualcuno della squadra. Insomma, niente cassettoni segreti o sparizioni misteriose: si riusa, si condivide, si rispetta il lavoro fatto. È qui che il puzzle si ricompone: non va sprecato nulla, nemmeno gli impasti avanzati.
Un approccio intelligente, quasi da “manuale anti-spreco”, che — dettaglio non da poco — rinforzerebbe lo spirito di gruppo. Perché diciamolo: cucinare unisce, ma mangiare insieme dopo una giornata di riprese potrebbe essere la ciliegina sulla torta.
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