Pensioni, dal 2026 cambia le regole: dai 64 ai TFR nei fondi, tutte le novità

Ci sono importanti novità che riguardano le pensioni: per il 2026 cambiano le regole. Ecco tutto ciò che c’è da sapere.

Dal 2026 le regole della pensione cambiano davvero: tra pensione a 64 anni, Tfr nei fondi con “silenzio-assenso al contrario”, possibili stop agli aumenti automatici dell’età e tagli per chi esce prima, ci sono opportunità e trappole.

anziani che guardano fogli
Pensioni, dal 2026 cambia le regole: dai 64 ai TFR nei fondi, tutte le novità – ideabuiding.it

Sapere cosa scegliere ora può valere migliaia di euro domani. Ecco tutte le novità in vigore dal prossimo anno.

Come cambiano le regole delle pensioni nel 2026

Diciamolo chiaro: le pensioni stanno cambiando e, se non ci stai attento, rischi di farti guidare dall’autopilota… dritto in un vicolo cieco. Ti è mai capitato di chiederti “ma il mio Tfr dove finirà davvero?” o “mi conviene puntare sulla Quota 41 e accettare un assegno più basso?”

foglio, calcolatrice, occhiali
Come cambiano le regole delle pensioni nel 2026 – ideabuilding.it

Se la risposta è un “boh”, allora continua a leggere, perché qui c’è il nodo che ti evita errori costosi e decisioni prese di fretta. Partiamo dai fatti. Con la Legge di bilancio 2026 il Governo studia un pacchetto per rendere il sistema più flessibile: più strade per uscire, conti pubblici al sicuro.

Le ipotesi sul tavolo includono il passaggio del Tfr dei neoassunti ai fondi pensione in automatico (a meno che, entro sei mesi, non si scelga di tenerlo in azienda), la possibilità di uscita anticipata con Quota 41 (almeno 41 anni di contributi e 62 anni di età, con una riduzione dell’assegno), il probabile addio alle “quote” meno usate come Quota 103, il mantenimento dell’Opzione Donna e il rafforzamento del bonus Giorgetti (in busta paga il circa 9% dei contributi se resti al lavoro pur potendo andare in pensione).

Sullo sfondo, l’idea di bloccare l’aumento automatico dell’età pensionabile legato alla speranza di vita – con un conto stimato in circa 300 milioni l’anno – e nuove misure per l’uscita a 64 anni: servono almeno 25 anni di contributi e un assegno sopra una soglia minima legata all’assegno sociale. In valutazione anche l’uso del Tfr per integrare la pensione fino alla soglia, misura che i sindacati contestano perché snatura il Tfr come “salario differito”.

Il problema, nella vita reale, si presenta così: firmi un nuovo contratto e credi che “tanto il Tfr resta lì”, invece il “silenzio-assenso al contrario” ti iscrive a un fondo pensione se non dici espressamente di no. Ti convincono che uscire prima con Quota 41 è il jackpot, ma il taglio sull’assegno non è ancora definito e potrebbe pesare. Pensi alla pensione a 64 anni, ma forse ti manca il minimo sull’assegno, e usare il Tfr per colmare il gap significa arrivare al traguardo con una liquidazione più leggera.

sagome di carta tra le mani
Novità nelle pensioni 2026 – ideabuilding.it

E poi c’è il tempo: tra finestre di uno o due mesi, scadenze dei sei mesi sul Tfr e possibili modifiche in manovra, basta perdere un passaggio per scivolare fuori dai binari. Con una scelta automatica sbagliata, potresti rinunciare a deduzioni fiscali importanti (oggi si deducono “poco più di 5.000 euro”, con l’ipotesi di aumentare il tetto) o sostenere costi non in linea con il tuo orizzonte.

Previdenziali: anticipare senza calcoli può tradursi in assegni più bassi per tutta la vita. Di tempo: mancare la finestra dei sei mesi significa trovarsi dentro o fuori dalla previdenza complementare senza averlo davvero scelto. E in prospettiva, mentre la spesa pensionistica viaggia a 364 miliardi e l’età media di uscita è già a 64,8 anni, la pressione a stringere i rubinetti potrebbe crescere. Insomma, aspettare “di vedere come va” è la mossa più rischiosa.

La risoluzione sta nel prendere il volante adesso. Se sei un neoassunto, il primo passo è capire come funziona davvero il Tfr nei fondi: dal 2026 il default spingerà verso la previdenza complementare. Se vuoi restare col Tfr in azienda, devi dirlo entro i famosi sei mesi; se invece valuti di entrare in un fondo, confronta con calma le opzioni di categoria, i costi e i rendimenti attesi.

La cornice fiscale è un incentivo potente: la deducibilità annua oggi è di poco superiore ai 5.000 euro e un eventuale aumento del tetto, come ipotizzato, renderebbe i versamenti ancora più convenienti. Se guardi all’anticipo, studia bene gli scenari. La Quota 41 promette flessibilità, ma con riduzioni dell’assegno proporzionali all’anticipo: finché non saranno chiari i criteri, fai simulazioni con il servizio “La mia pensione futura” dell’INPS e verifica come cambia l’importo mese per mese.

L’uscita a 64 anni è più interessante se soddisfi i 25 anni di contributi e superi la soglia minima; se conti di usare il Tfr per integrare, pesane l’effetto sulla tua liquidazione finale e considera le perplessità dei sindacati. Valuta anche l’Opzione Donna se rientri nei requisiti, sapendo che gli importi sono in genere più bassi per via del ricalcolo contributivo. Se invece puoi restare, il bonus Giorgetti – riportare in busta paga la parte contributiva (circa 9%) – può aumentare lo stipendio nell’immediato senza bruciare futuro.

Occhio poi al possibile blocco degli aumenti automatici dell’età: se confermato, potresti non dover restare al lavoro più a lungo per effetto della speranza di vita. Tuttavia, con un costo pubblico di circa 300 milioni l’anno, non escludere micro-rinvii o finestre che spostano l’uscita di uno-due mesi. Tradotto: segnati le date, perché qualche settimana può fare la differenza tra un assegno oggi o tra parecchio tempo.

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