Se noti un magnete sulla tua porta, attenzione: è il segnale che i ladri si scambiano tra loro.
Gli episodi di furto in abitazione continuano a punteggiare le cronache locali, con andamenti che risentono delle stagioni, delle abitudini dei residenti e, soprattutto, della capacità dei malintenzionati di aggiornare il proprio “catalogo” di stratagemmi.

A fronte di porte blindate, videocamere e vicinati più vigili, chi intende colpire punta su metodi discreti, poco costosi e difficili da notare, in grado di fornire informazioni preziose senza fare rumore. Non più soltanto sopralluoghi frettolosi o appostamenti: oggi il rischio passa anche da minuscoli segni lasciati sugli ingressi, da leggere come un tacito scambio di messaggi tra complici.
La tecnica del magnete: in cosa consiste?
C’è chi lo definisce un segnale muto infilato tra anta e stipite: una piccola traccia che “parla” a chi sa leggerla. Secondo diverse segnalazioni di cronaca, il copione è semplice: un elemento minuscolo e mimetico — un magnete piatto, un frammento di nastro, un ritaglio di carta o plastica — viene collocato in un punto poco visibile tra porta e telaio. Passano uno o più giorni e qualcuno torna a verificare.

Se quell’oggetto è ancora lì, la deduzione è immediata: nessuno ha aperto la porta, l’abitazione potrebbe essere vuota o i proprietari via per lavoro o vacanza. Se invece la “spia” è caduta o è stata rimossa, significa che l’ingresso è stato usato: casa vissuta, bersaglio meno appetibile. Il tutto senza chiavi, senza scasso, senza destare l’attenzione del vicinato.
La logica, spiegano gli addetti alla sicurezza, è quella di un linguaggio ridotto all’osso: marcature leggere, quasi invisibili, per scremare i potenziali obiettivi e ottimizzare i rischi. A questi segni si affiancano talvolta altri espedienti analoghi: un filo sottile tra persiana e infisso, una piccola etichetta adesiva lungo il bordo del cancello, un simbolo tracciato col gessetto vicino al campanello.
Non si tratta di un alfabeto universale, né di regole fisse: sono “trucchi” informali che puntano sull’effetto più che sul metodo in sé, utili a chi li usa per passare informazioni senza parlarsi. Ed è proprio per questo che saperli riconoscere ha valore: interrompere la catena di quei segnali, segnalarli, rimuoverli, può far “saltare” il sopralluogo, ridurre la confidenza dei malintenzionati e allungare il tempo di esposizione, elementi che scoraggiano l’azione.
Come difendersi?
La prevenzione resta, come sempre, una partita di attenzione quotidiana e di collaborazione. Alcuni comportamenti semplici, senza trasformare i condomini in fortini, aiutano a ridurre le opportunità. È fondamentale controllare periodicamente porte, cancelli, persiane e battenti alla ricerca di oggetti o segni fuori posto: piccoli magneti, frammenti di nastro, cartoncini, fili sottili, etichette, segni di gesso o simboli insoliti.

Segnalare subito alle forze dell’ordine la presenza di marcature sospette o movimenti anomali nello stabile o nel quartiere; in caso di dubbi, fotografare senza toccare e contattare il numero unico di emergenza. Chiedere a vicini, familiari o al portiere di ritirare posta e volantini quando si è assenti per più giorni; la cassetta piena è un classico indicatore di assenza.
Utilizzare luci con timer o lampade smart per simulare la presenza, insieme a videocitofoni e telecamere con notifica su smartphone. Non servono impianti invasivi: anche soluzioni base hanno effetto deterrente. Curare serrature e infissi: un cilindro europeo aggiornato, un defender ben fissato, perni antistrappo su finestre e balconi scoraggiano i tentativi opportunistici. Partecipare a gruppi di vicinato o chat di condominio strutturate: la rete di sguardi condivisi resta una delle contromisure più efficaci, purché si eviti l’allarmismo e si privilegi la verifica delle informazioni.
Restare informati non significa vivere nella paura. Significa, piuttosto, riconoscere che chi ruba punta su discrezione, frequenta le zone grigie della disattenzione e sfrutta i momenti di routine. Sapere che un magnete, un pezzetto di plastica o un filo possono essere “spie” aiuta a neutralizzarle prima che diventino un via libera. E ricordare che la segnalazione tempestiva alle autorità è parte della soluzione contribuisce a rendere più scomoda la vita a chi tenta di muoversi nell’ombra. In questo equilibrio tra abitudini prudenti e comunità vigile, il confine tra casa sicura e obiettivo facile diventa meno sottile.