La regola dei 5 anni non devi mai dimenticarla perché salva la pensione di vecchiaia: ecco cosa prevede.
Quando si discute di pensione, un elemento spesso trascurato ma di fondamentale importanza è una specifica finestra temporale: i 5 anni. Questo intervallo rappresenta un vero e proprio “timer” invisibile che può determinare il mantenimento o la perdita di settimane di retribuzione cruciali per la pensione di vecchiaia.

Infatti, la regola dei 5 anni salva la pensione di vecchiaia ma molti lavoratori se ne dimenticano o non ne sono a conoscenza: ecco di cosa si tratta.
La regola dei 5 anni per la pensione: che cos’è?
La regola dei 5 anni riguarda la prescrizione dei contributi previdenziali: se il datore di lavoro non effettua i versamenti, il recupero dei contributi è possibile solo entro cinque anni. Questo termine può estendersi a dieci anni, ma solo se l’irregolarità viene segnalata entro il quinquennio. Ricordato da recenti notizie e dai vademecum dell’INPS, un controllo tempestivo dell’estratto conto contributivo è essenziale per garantirsi una pensione di vecchiaia senza sorprese.

La pensione di vecchiaia, con i suoi requisiti di 67 anni di età e almeno 20 anni di contribuzione, rappresenta il pilastro del sistema pensionistico. Non va confusa con altre forme di pensionamento anticipato come Quota 103, Opzione donna o Ape sociale, che hanno logiche differenti. L’attenzione ai versamenti e alla loro continuità è quindi doppia, considerando sia i contributi effettivamente accreditati sia quelli riscattati, come nel caso del riscatto della laurea.
Questi strumenti, se impiegati con consapevolezza, possono accelerare il raggiungimento dei requisiti minimi o colmare eventuali lacune. Esistono deroghe che permettono l’accesso alla pensione di vecchiaia con soli 15 anni di contributi, a dimostrazione dell’attenzione del legislatore verso specifiche categorie di lavoratori e carriere discontinue.
Queste includono lavoratori con almeno 15 anni di contributi al 31 dicembre 1992, chi è stato autorizzato ai versamenti volontari prima del 1° gennaio 1993, e dipendenti con carriere frammentate che non hanno raggiunto 52 settimane di lavoro effettivo per almeno dieci anni.
Queste vie speciali sottolineano ulteriormente l’importanza della regola dei 5 anni, poiché la perdita di settimane per prescrizione può significare scivolare sotto la soglia utile o ridurre l’importo finale della pensione. Il primo passo per proteggersi è verificare l’estratto conto contributivo, accessibile tramite il portale INPS o i patronati. In caso di omissioni, è cruciale agire tempestivamente, sollecitando il datore di lavoro o attivando le vie legali necessarie. La soglia dei cinque anni rappresenta il limite oltre il quale l’INPS non può più richiedere i contributi, e ogni mese guadagnato è prezioso.
Per chi si avvicina ai 67 anni con meno di 20 anni di contributi, esistono numerosi strumenti per raggiungere i requisiti necessari, dal riscatto di periodi scoperti alla verifica dei versamenti figurativi. Anche per chi rientra nelle deroghe dei 15 anni, è fondamentale la ricostruzione storica dei contributi. Tre mosse pratiche possono aiutare:
- verificare annualmente l’estratto contributivo
- conservare documentazione come buste paga e contratti
- segnalare immediatamente le irregolarità.
La regola dei 5 anni non è solo un dettaglio tecnico, ma un presidio fondamentale per proteggere il diritto alla pensione.