I contributi per la pensione non vanno persi, se versati in eccedenza il lavoratore ha diritto ad un rimborso da parte dell’INPS.
Ai fini del diritto alla pensione e della quantificazione dell’importo è fondamentale versare contributi durante la propria carriera lavorativa. Per sperare in un assegno sufficiente per garantire una qualità della vita buona bisogna puntare a superare i 40 anni di contribuzione.

Nel sistema previdenziale italiano i contributi hanno un ruolo fondamentale. I lavoratori hanno un obiettivo, accumularne il più possibile soprattutto se rientrano nel sistema di calcolo contributivo. Il consiglio che spesso viene dati ai cittadini è di verificare che il datore di lavoro versi correttamente i contributi per evitare di ritrovarsi ad un passo dalla pensione senza avere i requisiti contributivi per accedervi.
Purtroppo succede più spesso di quanto si pensi ed è un imprevisto che toglierà il sonno. Può capitare il contrario, accumulare contributi e non usarli per la pensione Secondo il sistema previdenziale italiano l’INPS non dovrà rimborsare questo tipo di contributi chiamati silenti. I versamenti che non si trasformano in pensione resteranno nelle casse dell’INPS senza diventare rendita mensile. Tranne in un caso.
Contributi non usati, quando l’INPS li rimborsa
Come detto i contributi sono fondamentali per il pensionamento. Serviranno minimo 20 anni di contribuzione per accedere alla pensione di vecchiaia o alla pensione anticipata contributiva. Un numero molto più alto per gli altri scivoli. Chi non tocca quella soglia minima ma si ferma prima perderà i soldi versati negli anni a meno che non aspettino i 71 anni per chiedere la pensione di vecchiaia raggiungibile con 5 anni di contribuzione. Vale solo per i contributivi puri, coloro che non hanno versamenti antecedenti al 1996.

C’è un solo caso in cui si può chiedere il rimborso dei contributi e riguarda i lavoratori parasubordinati che hanno raggiunto il massimale annuo di contribuzione. Gli iscritti alla Gestione Separata INPS, nello specifico, se hanno versato contributi eccedenti rispetto la soglia stabilita dalla normativa annualmente possono ottenere il rimborso (Riforma Dini, articolo 2 comma 18 della Legge 335/1995).
Esistendo il massimale contributivo che viene aggiornato ogni anno in base all’inflazione – nel 2025 è di 120 mila euro – ecco che chi versa di più può ricevere indietro i contributi versati in eccedenza. Basterà accedere al portale INPS nella sezione “Rimborsi contributi non dovuti per collaboratori e lavoratori autonomi iscritti alla Gestione Separata” con le credenziali digitali e seguire la procedura per inoltrare domanda online. Questo è l’unico caso che l’INPS prende in considerazione per il rimborso.