Naspi, in caso di licenziamento illegale deve essere restituita all’INPS? Nuova storica sentenza

In caso di reintegro sul posto di lavoro non è detto che il lavoratore debba restituire la NASPI all’INPS.

La Cassazione ha fatto chiarezza in merito alla NASPI percepita dopo un licenziamento che il Giudice ha reputato illegittimo obbligando il datore di lavoro al reintegro del dipendente. Il rimborso all’INPS può non essere dovuto al verificarsi di una precisa condizione.

In seguito ad un licenziamento senza colpa il lavoratore ha diritto alla NASPI. L’indennità di disoccupazione viene erogata per un massimo di 24 mesi anche se si dovesse trovare un nuovo lavoro a condizione che non vengano superati determinati limiti reddituali. Discorso più complicato se il percettore della NASPI dovesse essere reintegrato nella vecchia azienda riottenendo il vecchio posto di lavoro dopo una causa in Tribunale.

La linea generale è che tornando al lavoro il diritto all’indennità si perderà e che l’INPS potrebbe anche chiedere indietro il rimborso delle somme percepite indebitamente dalla condanna di reintegro. La Cassazione ha voluto puntualizzare in una sentenza che se non dovesse esserci il ritorno effettivo allo svolgimento delle mansioni contrattuali con percepimento dello stipendio allora il lavoratore non dovrà restituire nulla all’INPS e potrà continuare ad ottenere la NASPI fino a che il reintegro non sarà completo.

Niente rimborso NASPI all’INPS se il reintegro è fittizio

La sentenza 23476/2025 stabilisce che il percettore NASPI non dovrà restituire i soldi all’INPS se l’anteriore condanna del Giudice alla reintegrazione sul posto di lavoro non è stata eseguita materialmente dal datore di lavoro. Significa che se il dipendente non è tornato subito a svolgere le sue attività sul posto di lavoro e a ricevere lo stipendio allora il rimborso non sarà dovuto. Vale per la NASPI e per tutti gli altri ammortizzatori sociali.

Ci sono casi in cui il reintegro nell’azienda non è possibile perché in fallimento, per riduzione dell’organico o non è voluto dal datore di lavoro nonostante l’ordine della magistratura. Il lavoratore non può rimanere senza stipendio e senza NASPI, per questo la Cassazione ha stabilito che l’INPS dovrà non solo continuare ad erogare la prestazione ma anche evitare di chiedere rimborsi ai disoccupati licenziati illegittimamente.

La reintegra sulla carta, dunque, pone una differenziazione importante tra Legge e realtà. Per la Legge sarà come se il lavoratore non avesse mai smesso di svolgere la sua attività ma nei fatti questo è rimasto senza occupazione e senza retribuzione. Ecco perché non è possibile chiedergli un ulteriore sacrificio economico. Lo afferma l’articolo 38 della Costituzione, “I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria”.