Quando si parla di pensioni gli italiani iniziano a tremare e ne hanno ogni diritto soprattutto quando arrivano notizie di un taglio di 927 euro l’anno.
La necessità è che le pensioni aumentino per evitare che cresca il numero di cittadini vicini o sotto la soglia di povertà e invece attiva la notizia di una riduzione degli importi. Se questo taglio dovesse colpire la parte di popolazione economicamente più debole sarebbe la fine. Facciamo chiarezza.

Il tema pensioni in Italia è molto delicato. Qualsiasi angolazione lo si guardi si vedono solo pessime notizie che non aiutano i lavoratori ad avvicinarsi al momento del pensionamento con serenità. La questione, poi, diventa più sconfortante se si desidera uscire dal mondo del lavoro in anticipo rispetto la pensione di vecchiaia. Gli scivoli, infatti, sono tutti penalizzanti proprio perché il Governo vuole premiare chi rimane al lavoro il più a lungo possibile, non chi esce prima mettendo in difficoltà il sistema previdenziale.
Seppur non dovrebbero avere colpe i cittadini di voler anticipare la pensione in realtà questa scelta potrebbe in un futuro non troppo lontano far collassare l’intero sistema. Troppi pensionati rispetto il numero dei lavoratori, questo è un serio problema da affrontare. Ma come mai è arrivata la pessima notizia di un taglio sulle pensioni a brevissimo?
In pensione anticipata con penalizzazioni sempre più pesanti
I sindacati hanno risposto agli ultimi messaggi dell’INPS riguardanti le pensioni in modo molto netto. Denunciano le pesanti riduzioni previste per le pensioni anticipate dei dipendenti pubblici a causa del taglio della quota retributiva. Una decisione inserita nella Legge di Bilancio 2024 che incide sull’importo dell’assegno pensionistico e che ha scatenato disapprovazione. Il dubbio è che la cancellazione della quota retributiva non rispetti i principi giuridici fondamentali.

La discussione coinvolge soprattutto la natura retroattiva del provvedimento con il taglio applicato anche su posizioni contributive consolidate. Mai accaduto prima nella storia della previdenza italiana, un precedente che fa paura perché significa che i lavoratori che anno maturato i requisiti per andare in pensione anticipata vedranno ridursi l’assegno indipendentemente dai contributi versati.
Si tratta di riduzioni importanti secondo la CGIL. Migliaia di euro in meno all’anno anche se il valore preciso dipenderà dalla retribuzione e dall’anzianità contributiva. La stima è di un taglio da 927 a 6.100 euro all’anno per chi ha redditi di 30 mila euro l’anno. La riduzione sale fino a 10 mila euro con redditi di 50 mila euro annui mentre tocca i 14.415 euro con redditi di circa 70 mila euro l’anno. Saranno coinvolti in tutto questo circa 730 mila lavoratori pubblici entro il 2043.