L’azienda paga in ritardo il TFR, il dipendente rischia di perdere soldi. Una situazione da evitare ma bisogna sapere come agire.
Da contratto il Trattamento di Fine Rapporto deve essere corrisposto dal datore di lavoro. Se non paga o paga in ritardo si tratta di inadempienza contrattuale con gravi conseguenze. Il lavoratore, dunque, ha diritto di ribellarsi a questa situazione e tutelare la propria posizione.

Azienda non paga il TFR: cosa devi fare subito per evitare di perdere i soldi (Ideabuilding.it)
Quando si legge la busta paga tra le voci da controllare c’è quella del TFR. Ogni mese il datore di lavoro è obbligato ad accantonare una certa somma che andrà a costituire il Trattamento che verrà erogato al dipendente, poi, alla cessazione del rapporto di lavoro. Se l’azienda non dovesse versare la cifra prevista entro determinate scadenze creerebbe disagi economici al lavoratore ma trattandosi di un’inadempienza contrattuale il malcapitato potrebbe reagire facendo valore i propri diritti.
Anche se il mancato pagamento è legato ad una crisi aziendale o a temporanee difficoltà economica il dipendente avrebbe delle tutele a cui aggrapparsi per evitare di perdere soldi. Ricordiamo che il TFR è un credito privilegiato del dipendente e che non esistono possibilità che ne escludano l’erogazione al termine del rapporto di lavoro.
TFR non pagato, cosa può fare il dipendente
Nel momento in cui cessa il rapporto di lavoro il datore di lavoro deve consegnare al dipendente la documentazione di fine rapporto che dovrà contenere pure il certificato di lavoro e la documentazione previdenziale. Una liquidazione immediata, dunque, come stabilito dalla normativa. Non c’è possibilità che l’azienda scelga di dilazionare l’importo a meno che tale possibilità non sia scritta nel contratto o si verifichi un evento speciale regolamentato dalla Legge.

L’eventuale ritardo nel versamento sarà visto come un inadempimento contrattuale (Cassazione a Sezioni Unite, sentenza numero 8230/2018). Farà scattare la costituzione in mora automatica del datore di lavoro senza nemmeno che sia avanzata una diffida da parte del dipendente. Non appena si supera la scadenza – il ritardo si configura dal primo giorno seguente a quello in cui il rapporto di lavoro è terminato – vengono applicati gli interessi di mora.
Il tasso sarà quello di riferimento della Banca Centrale Europea maggiorato di 8 punti percentuali come previsto dal Decreto Legislativo 231/2002. Si può applicare il tasso legale se più favorevole al creditore. Da sapere, poi, che il ritardo porta alla rivalutazione monetaria del TFR. Seguendo i parametri ISTAT saranno applicati gli indici dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati al fine di stabilire la rivalutazione che scatterà in modo automatico andando ad aggiungersi agli interessi di mora.
Il recupero del TFR non pagato prevede l’invio iniziale di una diffida formale al datore di lavoro per sollecitare il versamento. Il passo successivo è chiamare in causa un Giudice del Lavoro per avere un decreto ingiuntivo che intimi al pagamento in modo rapido. Prima di arrivare a questi passi formali si potrebbe tentare con una mediazione aprendo un dialogo con il datore di lavoro.